Tralasciando inspiegabilmente gli effetti ugualmente nefasti del pesce al mercurio e delle verdure inquinate dai pesticidi, sullonda delle emozioni lanciata dallo Iarc, prosegue la crociata anti-carne. Ora è la volta degli epidemiologi italiani, riuniti in congresso a Milano, che lanciano il loro allarme: diminuendo di circa il 60% il consumo di carne in Italia, avremmo duemila decessi in meno e, soprattutto, le emissioni di gas serra diminuirebbero almeno del 50%. E vai con lennesima statistica: una quantità di circa 400 grammi, nutrirebbe settimanalmente il 70% degli italiani adulti le donne ne consumano 360 grammi, contrariamente ai circa 100/200 grammi di carne rossa consigliata (50 gr se lavorata). In primo piano, al congresso, lo studio intitolato ’Riduzione del consumo di carne e delle emissioni di gas serra e benefici per la salute in Italia’ è coordinato daPaola Michelozzi del dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio ed è pubblicato sul numero speciale di ’Epidemiologia & Prevenzione’. “Gli scenari di riduzione sono in linea con le raccomandazioni nazionali e internazionali osserva la Michelozzi – e considerando l’associazione evidenziata tra consumi di carne e aumento di rischio anche per altre patologie (in particolare per le cause ischemiche) il guadagno di salute stimato potrebbe essere molto maggiore”. Va da sé che la diminuzione del consumo di carne comporterebbe sostanziosi variazioni dei cambiamenti climatici(molti forse non sanno che le emissioni di gas serra prodotte dall’allevamento di bestiame, sono in gran parte prodotte dalle flatulenze e dai gas prodotti dagli animali). I gas serra legati alla produzione di carne rappresentano infatti l80% delle emissioni, rispetto al 20% prodotto dal settore agricolo. Se ne evince che, in virtù degli allevamenti, carne e latte sono alimenti poco ecologici, anche per lelevato consumo dacqua che ne consegue. Insomma, come dire: i sensi di colpa aumentano
.
Max